giornalismo

Dalla, giallo sulla cassaforte la chiave non si trova più


BOLOGNA – E adesso c´è chi cerca un testamento. Gli amici dicono che Lucio Dalla non pensasse alla morte, figurarsi a un testamento. In casa, però, rimane una cassaforte di cui nessuno in queste ore concitate ritrova la chiave. Un giallo ancora senza soluzione, mentre in molti s´interrogano sull´eredità. Un patrimonio immenso fatto di ville, terreni, diritti d´autore, opere d´arte.
Dalla non aveva fratelli e sorelle, la sua è una grande famiglia allargata che si ritrova; mentre cugini lontani stanno arrivando di gran fretta a Bologna. La “Mamma” è morta due volte. La prima, la Jole, che se ne è andata più di trent´anni fa. E lì che Lucio prese un´altra strada, lasciando persino Roberto Roversi con cui aveva scritto le prime canzoni. L´altra era Renzo Cremonini, volato via molto più tardi. Manager e produttore, è passato alla leggenda per quel suo fidanzamento con Candice Bergen a cui nessuno credette per anni. A sostituirlo Bruno Sconocchia, col titolo di “Zio”; chissà perché non “Mamma” per la terza volta. Gli aveva organizzato il tour in giro per l´Europa. E´ dovuto andare in Svizzera a riportarlo a casa in una bara. Il Babbo, quello vero, morì che Lucio aveva tre anni. L´altro a cui è riconosciuta una paternità è Tobia, che si chiami Righi di cognome è un dettaglio che nessuno cita. È il tuttofare da più di quarant´anni e piange oggi Lucio insieme a quella famiglia allargata e strampalata dove nessuno più porta il suo nome: “Marchino”, “Luchino”, anche per gente dai capelli grigi ormai, il “Buono” per Luca Giusti, che per primo ha cercato di rianimarlo in Svizzera. Ecco la famiglia di Lucio Dalla, quella che oggi si cerca di ricomporre per capire chi gestirà il suo grande patrimonio, artistico ed economico. Mentre l´altro giorno Dalla cercava gli ultimi respiri, nell´altra stanza c´era Marco Alemanno, che gli era vicino da anni. Era lui a cui il cantautore aveva pensato di affidare il suo futuro, magari con una fondazione che doveva nascere da qui a breve. «Avevo avuto mandato di stendere una bozza di cui avremmo parlato al suo ritorno», spiega Eugenio D´Andrea, avvocato, è vero, ma di famiglia pure lui. La fondazione avrebbe gestito memoria e ricavi, e sarebbe stata dedicata alla città, con la complicità di Fabio Roversi Monaco, l´ex rettore che sotto le Due Torri ha appena inaugurato un monumentale museo dedicato alla storia di Bologna. È stato Alemanno a scortare il feretro dalla casa di via D´Azeglio 15 al cortile d´onore di Palazzo D´Accursio. È stato lui a fare compagnia a Lucio Dalla, nella veglia ristretta a pochi amici per l´ultima notte passata nella casa bolognese, con la Tina e a Giacomo. Fratelli e sorelle Dalla non ne aveva. Cugini sì, sebbene si fatichi a ricostruire l´albero genealogico. Andrea Faccani lo conoscono tutti perché con quel titolo di parentela ha guidato per anni l´auto di Dalla, su e giù per l´Italia. Non si può dire cugino diretto, però. È figlio di una sorella della Jole, lei sì, quindi, cugina vera; ragazzina appare sulla copertina dell´album Cambio tra Lucio e la stessa Jole. Da Napoli, ieri, ne è arrivato un altro, sebbene anche lui di grado lontano: si chiama Simone Baroncini e suona il corno nell´orchestra del Teatro San Carlo di Napoli. È in viaggio anche il cugino che viene dalla Grecia: dicono che si chiami Lino e che sia un po´ strampalato.

di Francesca Parisini
Da Repubblica del 4/03/2012 – pag. 21

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