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auguri, keith


Luxor Tavella è alta un metro è un barattolo, parla con una voce flebile, porta segni blu sulla faccia. Perché dice di avere vissuto in Africa. E’ nata a Milano, ma sta a New York. Soho, Paracelso. Visto da fuori il negozio è incrostato di polvere e non si capisca cosa vende. Qualcuno fa un passo dentro e gira sui tacchi. Chi supera la diffidenza del primo momento si fa conquistare dalla meraviglia. “The store is like my studio. The [women’s] clothing is set up like art installations. It’s all of my creativity. Not everyone understands it, but it’s my life.” Non fa una piega.
Luxor ti fa il conto su pagine di cartoni giganti, che poi perde tra foulard, sciarpe e oggetti non identificati.
Luxor dice che tra i suoi clienti c’è anche Keith Richard. Che la moglie, tutte le volte che si prova una camicia, gli rimprovera “ma hai poi bisogno dell’ennesima maglietta coi buchi, keith?”. Tutto il mondo è paese tra le coppie. Auguri Keith, anche se non sei mai stato il mio tipo. Ora un paio di modellini di Paracelso ce li ho anche io. Con l’etichetta strappata, va da sè. ;-)

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