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Ciao Lucio. Carboni: “Quanto mi manchi, maestro di vita”



S’intitola “Ciao Lucio”, ma non è un tributo, almeno in senso stretto, al cantautore bolognese scomparso. È piuttosto l’iniziativa degli “amici del primo tempo” che suoneranno insieme domani al Campovolo di Reggio Emilia (ore 21). Sono quelli che con Lucio Dalla, e grazie a lui, hanno mosso i primi passi nel mondo della musica. O almeno alcuni di loro, perché i talenti lanciati dall’autore di Piazza Grande
sono stati tanti.
«Il Lucio che ci mancherà di più — racconta uno di loro, Luca Carboni — è proprio quello capace di intuire l’indole di ciascuno di noi, di portare alla luce i nostri talenti». Fu così, sul principio degli anni Ottanta, per Carboni stesso che domani sera canterà insieme agli Stadio, a Samuele Bersani e a Pierdavide Carone in occasione dell’apertura della Festa nazionale del Pd. «È
stato grazie a una sua intuizione se ho cominciato a cantare; non avevo mai pensato alla possibilità di usare la mia voce. Pensavo di limitarmi a fare l’autore ».
Come andò, invece?
«Eravamo negli studi della Fonoprint, che allora erano ancora in via dei Coltelli. Io stavo canticchiando agli Stadio delle canzoni che avevo scritto
per loro. Lucio mi registrò a mia insaputa, poi mi chiamò di là e mi fece sentire la mia voce, dicendomi che avrei dovuto cantare, non solo scrivere. Nel giro di un anno e mezzo avevo una nuova consapevolezza di me come cantautore e nel 1984 è uscito il mio primo album “… intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film”».
Quale è stato da allora il vostro rapporto?
«Lucio ha prodotto i miei primi tre
dischi, abbiamo avuto un rapporto intensissimo dal punto di vista creativo. Ma non mi ha mai costretto in nessuna scelta, a cominciare da quella che riguardava i musicisti. È sempre stato solo un dispensatore di consigli, un supervisore, soprattutto per l’uso della voce. Forte dell’esperienza con me, Lucio fondò la Pressing, con cui poi ha cominciato a produrre molti altri giovani, a cominciare da Samuele Bersani ».
E sul piano personale?
«È stato un maestro di vita, dove la vita si è sempre impastata col lavoro. Nell’83, ancor prima dell’uscita del mio primo disco, mi chiamò insieme agli Stadio a suonare come musicista di supporto in una sua tournée in Germania. Un’esperienza grandiosa quella di confrontarmi così, per la prima volta, con il pubblico dal vivo».
Cosa ti auguri per l’eredità di Lucio?
«Ho solo un augurio per la sua eredità culturale. Lucio è stato un grande promotore di iniziative, per la sua città, Bologna, e non solo. Mi auguro che l’idea della fondazione si realizzi nel migliore dei modi. Anche perché tutti noi sappiamo quanto Lucio ci tenesse».
di Francesca Parisini
da Repubblica Bologna del 24 agosto 2012
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