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innamorati stanchi



“Ma com’era quando ci si innamorava? Te, te lo ricordi?”.
Le due donne guardavano la ragazzina che, trionfante, aveva annunciato il suo fidanzamento fresco di primo bacio.
“Boh”.
“Poi, non è mica stato più così; mancava sempre un pezzo!”.
Già, mancava sempre un pezzo. Oppure era come vivere dentro un inganno.
“Però, io già dal principio dovevo avere qualcosa di storto: dopo il primo bacio corsi a lavarmi i denti. Tutto quell’umido mi aveva fatto un po’ schifo”.
Negli anni, alle farfalle nello stomaco era subentrata la passione, ma anche il dolore, la fatica, l’ipocrisia. Lei guardava le coppie e non capiva come funzionava che stessero insieme. Sempre, tutti i giorni. Per anni e anni. C’era sempre un po’ di violenza – lei notava- in quello stare in coppia. Una finzione, un compromesso. Un gioco di forza, un braccio di ferro.

Da chimico un giorno avevo il potere
di sposare gli elementi e di farli reagire,
ma gli uomini mai mi riuscì di capire
perché si combinassero attraverso l’amore.
Affidando ad un gioco la gioia e il dolore.

Rifece il conto indietro e realizzò che mai si era affidata. Solo una volta, su una barca, ma non valeva: poggiava sull’acqua, non sulla terra ferma. E furono tre giorni. A chi mancava la chimica, allora? A lei o a quelli che altri, semplicisticamente, avrebbero tagliato e cucito come ‘persone sbagliate’?
“Ci vuole coraggio per affidarsi”.
Palle. Non era questione di coraggio: era questione d’ingenuità, semmai. Felloneria, necessità. La necessità di crederci, perché altrimenti sarebbe stato il baratro. Per starci dentro, non devi guardare fuori. Lei, invece, aveva quella mania di vedere nudi gli uomini.

Solo i giovani hanno di questi momenti. Non parlo dei giovanissimi. No. I giovanissimi, per essere esatti, non hanno momenti. E’ privilegio della prima gioventù di vivere in anticipo sui propri giorni, in tutta una bella continuità di speranze che non conosce pause né introspezioni.
Uno chiude dietro a se il piccolo cancello della mera fanciullezza ed entra un un giardino incantato. Là perfino le ombre splendono di promesse. Ogni svolta del sentiero ha una sua seduzione. E non perché sia una terra ignota. Si sa bene che tutta l’umanità ha percorso quella strada. Ma si è attratti dall’incanto dell’esperienza universale da cui ci si attende di trovare una sensazione singolare o personale: un po’ di se stessi.
Si va avanti, allegri e frementi, riconoscendo le orme di chi ci ha preceduto, accogliendo il bene e il male insieme – le rose e le spine, come si dice – la variopinta sorte comune che offre tante possibilità a chi le merita o, forse, a chi ha fortuna. Sì. Uno va avanti. E il tempo pure va avanti, finché ci si scorge di fronte una linea d’ombra che ci avverte di dover lasciare alle spalle anche la regione della prima gioventù.

Ora il gioco è indovinare le citazioni, ma con wikipedia son buoni tutti al giorno d’oggi. Neanche tutti quegli anni spesi, d’estate, allungata al suo lettino stile da barca, a leggere libri su libri, avevano più un valore. Anzi, risultavano spesso d’impiccio. Forse sarebbe state ore spese meglio a dar dei baci. E far finta di non sentire tutto quell’umido.

Una risposta a innamorati stanchi

  1. claudio scrive:

    “Ci vuole coraggio per affidarsi”. molto.

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