Lei era verso i 60, lui di gran lunga meno di 50. Un’aria nordica per entrambe: occhi blu, nasi a punta, capelli color cenere. Avrebbe detto che erano nordamericani, invece parlavano spagnolo, lei con la voce roca di chi di paglie ne ha fumate molte. A un primo sguardo potevi pensare fossero madre e figlio. Invece, no. Lei se lo vezzeggiava come una ragazzina con l’amore delle vacanze.
Lei era stata bella, libera. E si era innamorata tutte le volte che era stata con un uomo. Questa volta era toccato a lui, maglietta a righe, spalle larghe, ricci, nonostante una leggera chierica incipiente. Ma due gran belle spalle. Di quelle che ti viene voglia di aggrappartici su.
Lui si era concesso quella ex-bella come una ventata di libertà, d’altri tempi.
Lei girava con una penna da indiano metropolitano che le pendeva giù per una spalla, attaccata a un lungo laccio di cuoio. Lui si muoveva atletico nelle sue scarpe da tennis sporche di terra rossa e calzini corti.
Quelle di lei era inguardabili: roba tedesca da anni settanta. Forse no, la modella non l’aveva fatta. Aveva ballato molto, però: alle feste, nei parchi, fumando erba. E ballava ancora, tutte le volte che si avvicinava a lui. Seducente. Poi lo abbracciava, gli si sedeva in braccio, lo sfiorava sulle spalle con una mano. Ricordandosi ancora ragazzina.
Lui tollerava, lusingato e imbarazzato. Era un ragazzo di campagna, in fondo.
E soprattutto, visto da vicino, si rivelò essere zampa curta!