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profili napoletani | #RepIdee2014


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rumore di fondo | #RepIdee2014


….e quel rumore di fondo con cui Holden Caulfield guardava la vita, sempre con una certa distanza…..


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solitudini napoletane | #RepIdee2014


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amos gitai | tel aviv


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la bellezza di raccontar storie straordinarie

Ray: A Life Underwater


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venticinqueaprile

venticinqueaprile + 300mm


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tokyo duemilasette


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donne, criminali, merletti, bosoni, canzoni, icone

Ginevra, ONU | 26 marzo 2014. Ferite a morte continua a sfornare magie come il vaso di Pandora o la borsa di Mary Poppins. A Ginevra, in poco più di ventiquattro ore, ho pranzato, cenato, riso con una donna che ha dato la caccia a criminali di guerra, ho chiacchierato di pizzi e di multiculturalità con la donna che ha conteso ad Obama il titolo di persona dell’anno per la rivista Time, ho stretto la mano alla reincarnazione di uno scatto celeberrimo di una fotografa leggendaria. E ho invidiato i guantini di pizzo a una donna che ha venduto 70milioni di dischi nel mondo. Ora vado a letto esausta…….


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«Non so se vi capita di sentirvi tristi, ma proprio tristi tristi»

Non ho mai amato particolarmente gli Skiantos, e mi sembra stupido fingerlo ora solo perché davanti all’incommensurabilità della morte, quella di Freak. Certo, non li ho mai denigrati. Semplicemente, se il rapporto con l’arte è identificazione, con la loro musica, la loro arte, non mi è mai riuscito questo processo. Come non mi è mai riuscito con un fior fiore di artisti del calibro di Tarantino, di Elio (non a caso) e di certo Woody Allen, solo per citare tre buone compagnie per gli Skiantos.
Non li ho mai amati particolarmente forse perché facevo fatica a comprendere il loro linguaggio, o forse perché li ho conosciuti poco e ho conosciuto poco la loro Bologna.
In questi giorni di tristezza, però, tra le tante cose che sono girate su Roberto Freak Antoni, due mi piace appuntarle qui.
La prima è il video di questa canzone – rifiutata al Sanremo di due anni fa – che trovo dolcissima.

La seconda, e altrettanto dolce, è il racconto che Michele Smargiassi ha fatto dei funerali, attraverso gli occhi della figlia Margherita.
Qui margherita
Solo un paio di citazioni:
«Non so se vi capita di sentirvi tristi, ma proprio tristi tristi. Mio padre era sempre così».
Suo padre era «uno triste, senza speranza, in senso buono, un irrequieto» (…), «era un infelice che cercava la felicità», perché «ognuno ha un vuoto da colmare, io sono triste magari perché non ho l’iPhone o non ho il ragazzo e oggi è San Valentino. Lui colmava i suoi vuoti con la droga, i concerti, gli amori improponibili». Ma adesso pensa di avere capito che «mio padre era grande proprio perché non si accontentava e gridava il suo desiderio di felicità, che era più forte di qualsiasi concerto, droga o storia d’amore».
Lunga vita, Freak! Lunga vita a chi è triste, ma non smette di rivendicare felicità. Magari a modo suo.


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la città delle donne


qui l’articolo: lacittadelledonne


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